Le proprietà del Burro di Karitè,consigli e usi.

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NOME BOTANICO Butyrospermum parkii, in onore di Mungo Park, colui che per primo fece conoscere in Europa i pregi del Burro di Karitè FAMIGLIA Sapotaceae DESCRIZIONE L’albero può raggiungere i quindici metri di altezza e un metro di diametro. Il suo aspetto ricorda un po’ la nostra quercia, con una chioma verde scuro e le foglie raggruppate alle estremità dei rami. Nel suo habitat naturale cresce spontaneo nella savana, sulle rive dei fiumi e nel cuore della foresta equatoriale; ha fiori profumati e il suo frutto carnoso, simile a una prugna, racchiude al suo interno un nocciolo legnoso da cui si ricava il prezioso burro, che Park descriveva come “più buono del burro di vacca e più facilmente conservabile”, di fondamentale importanza nella fascia equatoriale, dove fa molto caldo e le popolazioni sono per lo più sprovviste di celle frigorifero. LA RACCOLTA È un momento molto significativo nella vita del villaggio. La raccolta delle noci va dall’inizio di luglio a metà settembre, quando i frutti sono maturi e cadono dall’albero. Quelli che restano sull’albero non vengono toccati perché non hanno ancora raggiunto il giusto livello di oleosità. La raccolta è un compito duro: bisogna fare in fretta, se i frutti vengono lasciati troppo a lungo al sole cominciano a macerare, riducendo la percentuale d’olio e aumentando in acidità. Bisogna anche fare attenzione a come si manipolano i frutti, che devono restare interi. LAVORAZIONE Nei villaggi il burro viene estratto in casa seguendo un procedimento immutato negli anni. Le noci vengono lavate e messe a seccare al sole. Vengono quindi pestate al mortaio fino ad ottenere una pasta oleosa che viene poi passata tra due pietre per eliminare le particole che rimangono dure. Si aggiunge quindi un po’ d’acqua all’impasto e si mette il composto sul fuoco, di modo che l’acqua evapori, lasciando una sostanza burrosa e spessa. Si ottiene così un prodotto di colore variabile dal verde chiaro al giallino dovuto alle rimanenze della buccia del guscio, di odore gradevole e di sapore quasi dolce, che può essere impiegato puro, oppure, vista la sua ricchezza, si può usare come base di molti prodotti cosmetici. PRINCIPI ATTIVI Vitamina A ,Vitamina E, Vitamina F , Fitosteroli che stimolano le cellule a produrre collagene ed elastina. TRADIZIONI ANTICHE E CURIOSITÀ Il Burro di Karité viene da sempre usato in Africa a scopo alimentare, come cosmetico e come farmaco, gli indigeni lo chiamano “albero della giovinezza” e lo utilizzano ad esempio come balsamo per massaggi contro i reumatismi, gli indolenzimenti, le bruciature, gli eritemi solari, le ulcerazioni e le irritazioni della pelle. Secondo la tradizione locale sembra infatti che esso favorisca l’aumento della circolazione locale, permettendo cosí una riossigenazione del tessuto epidermico e migliorando l’eliminazione degli scarti metabolici. PROPRIETÀ L’impiego del Burro di Karité nella moderna dermatologia e in cosmetologia, è dovuto alle sue proprietà cicatrizzanti, emollienti, antismagliature, antirughe, elasticizzanti, idratanti, antiossidanti, lenitive e riepitelizzanti, filmanti e protettive. È adatto per secchezza cutanea, dermatiti, eritemi, ustioni, arrossamenti, ulcerazioni e irritazioni. Il suo uso è consigliato ad esempio durante la gravidanza, perché previene la formazione di smagliature ,durante l’allattamento previene la formazione di ragadi; inoltre protegge la pelle del neonato dall’arrossamento dovuto al contatto col pannolino; protegge la pelle dagli agenti atmosferici, prevenendo arrossamenti e screpolature dovute al sole, oppure al freddo e al vento; inoltre risulta essere un ottimo protettivo contro i raggi UV; ammorbidisce le callosità sia delle mani che dei piedi. Fonte: Web

Pubblicato da naturalworld

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