Se accusi sintomi di stanchezza prova il Ginkgo Biloba
Uno dei primi sintomi di scarsa o cattiva ossigenazione sanguigna è rappresentato dalla stanchezza cronica, spesso accompagnata da dolori muscolari, scarsa capacità di concentrazione e perdita della memoria.
Per questi problemi l’integratore giusto, che dà una mano contemporaneamente a sangue e cervello, è il Ginkgo Biloba, una pianta d’origine cinese nota per essere il vegetale più longevo della
terra e da secoli utilizzata in medicina per prevenire l’invecchiamento
fisico e soprattutto cerebrale.
La sua origine risale a oltre 250 milioni di anni fa. Il nome del genere Ginkgo deriverebbe dal cinese yin (argento) e xìng (frutto), ovvero frutto d’argento.
La biochimica moderna ha confermato ciò che i medici orientali sapevano da millenni. L’estratto delle foglie di Ginkgo Biloba è ricco di potenti sostanze antiossidanti, come flavonoidi,
terpeni, vitamina C e carotenoidi, che liberano i tessuti (anche quelli sanguigni) dalle tossine e ne migliorano l’ossigenazione.
Gli antiossidanti di cui è ricco il Ginkgo Biloba questa pianta ringiovaniscono il plasma, rinforzano i vasi e ripuliscono il sangue dai radicali liberi.
Proteggono le pareti dei vasi sanguigni (soprattutto le piccole arterie) rendendoli più capaci di adattarsi e di riparare i danni dell’invecchiamento.
I terpeni di cui è ricco, inoltre, inibiscono l’aggregazione delle piastrine nel sangue, favorendo il flusso sanguigno ed evitando la formazione di pericolosi trombi.
Grazie a tali proprietà, le foglie del Ginkgo Biloba non sono solo un ottimo energetico e ricostituente ma sono anche utilizzate nel trattamento della malattia di Alzheimer, per migliorare le
funzioni cognitive nell’insufficienza cerebrovascolare, per i disturbi della
circolazione periferica e nei soggetti affetti da calo della memoria.
La dose di Ginkgo Biloba consigliata è 100-200 mg al giorno di estratto secco di foglie per cicli di 1-2 mesi interrotti da 20 giorni di pausa.
L’estratto di ginkgo è controindicato in gravidanza e durante l’allattamento, nell’emofilia e in chi assume farmaci anticoagulanti o altri farmaci che inibiscono l’aggregazione delle piastrine
(antinfiammatori) e anche in chi assume anti-epilettici.
La capacità del Ginkgo Biloba di proteggere il cervello è “scritta” nella forma e nel nome di questa pianta cinese: è infatti chiamata “biloba” perché le sue foglie sono bilobate, ossia
suddivise in due lobi, proprio come il cervello.
Anche il profilo e le “nervature” delle foglie ricordano molto da vicino rispettivamente la forma e la disposizione delle fibre nervose del cervelletto.
Fonte: Riza