Il 17 giugno 1983 cominciava il calvario di “Enzo Tortora” uno dei più grossi errori giudiziari.

enzo tortora arrestato
Venerdì 17 giugno 1983

Roma, Hotel Plaza. Sono le 4.15 del mattino. Scatta il blitz contro la camorra. Nome in codice: Operazione Portobello.

I carabinieri raggiungono la stanza, perquisiscono l’appartamento in modo minuzioso, sequestrano un’agendina telefonica, frugano ovunque: nei comodini, sotto il letto, in bagno, dietro a caloriferi, ovunque.

Tortora è sbigottito, non crede ai suoi occhi, come un automa si veste in pochi secondi , raccoglie alla rinfusa ciò che possiede in quel momento, scaraventa tutto in un sacco di tela rossa e scende nella hall deserta

scortato dai militari.

Le rotative del quotidiano napoletano «Il Mattino» si sono già fermate da tre ore e il giornale sta ormai raggiungendo in quei minuti le edicole di tutta Italia. Porta un titolo secco, a sette colonne, in prima pagina.

Blitz anti camorra: c’è anche Tortora.

L’accusa della Procura della Repubblica di Napoli è una di quelle che fanno tremare i polsi: associazione a delinquere di stampo camorristico finalizzata al traffico d’armi e di stupefacenti.

Così la pressione arteriosa del presentatore si alza d’improvviso. Enzo Tortora viene colpito da un collasso cardiocircolatorio, una crisi ipertensiva.

Al Nucleo operativo dei carabinieri di via in Selci si precipitano la sorella Anna, l’amico Angelo Citterio e l’avvocato Giuseppe Bucciante. L’avvocato Raffaele Della Valle lo raggiunge al telefono.

Nessuno lo riesce a calmare, nemmeno il cardiologo di fiducia Pierluigi Guidotti, che chiede agli investigatori il suo immediato trasferimento in un centro specializzato di terapia intensiva.

Tortora esce dalla sede del Nucleo operativo carabinieri sempre in manette, l’auto è parcheggiata appositamente sull’altro lato della strada.

È costretto ad attraversarla a testa alta per almeno venticinque metri, davanti a centinaia di cronisti, teleoperatori e fotografi, accanto a gente che lo insulta, perfino.

La foto scattata al momento dell’arresto è già un’icona e compie il giro del mondo.

Ai cronisti riesce a dire solo poche frasi: «È uno dei più clamorosi errori giudiziari degli ultimi tempi, sono sbigottito quanto voi».

Solo in quel momento, intorno a mezzogiorno, i carabinieri lo traducono nel Reparto cardiologico dell’infermeria del carcere di Regina Coeli.

Il 17 settembre viene condannato.

Da qui inizia il lungo calvario di Enzo Tortora.

L’accusa si basa su un’agendina, trovata nell’abitazione di un camorrista, con sopra un nome scritto a penna ed un numero telefonico: in seguito le indagini calligrafiche proveranno che il

nome non era Tortora bensì “Tortona” e che il recapito telefonico non era lo stesso del presentatore. .

Il 15 settembre 1986 (a più di tre anni dall’inizio del suo dramma) Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla corte d’Appello di Napoli.

Il 20 febbraio 1987 torna sugli schermi televisivi.

Il 17 marzo 1988 Tortora viene definitivamente assolto dalla Cassazione.

Il 18 maggio 1988, stroncato da un tumore, Enzo Tortora muore.

Resterà per sempre il simbolo di una giustizia ingiusta.

Che di macroscopici errori, dopo di lui ne commetterà , purtroppo , ancora molti.

Fonte: web

Pubblicato da naturalworld

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