A distanza di 35 anni l’Italia ricorda con dolore la “Strage di Bologna del 2 agosto 1980”.

strage di bologna 1980

A distanza di 35 anni l’Italia ricorda con dolore la “Strage di Bologna del 2 agosto 1980”.

Il 2 agosto 1980 alle ore 10,25, una bomba esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna.

Lo scoppio fu violentissimo.
Provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici e la ristorazione.
L’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario.
La miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone italiane e straniere.

Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti.
La violenza colpì all’improvviso, cancellando vite, sogni e speranze.

Maria Fresu si trovava nella sala della bomba con la figlia Angela di tre anni.
Stavano partendo con due amiche per una breve vacanza sul lago di Garda.
Il corpicino della piccola, la più giovane delle vittime, venne ritrovato subito.
Solo il 29 dicembre furono riconosciuti i resti della povera mamma.

Marina Trolese, 16 anni, venne ricoverata all’ospedale Maggiore, il corpo devastato dalle ustioni. Morì dieci giorni dopo l’esplosione tra atroci sofferenze.

Con la sorella Chiara, 15 anni, era in partenza per l’Inghilterra.
Le avevano accompagnate il fratello e la madre Anna Maria Salvagnini.
Il corpo di quest’ultima venne ritrovato dopo ore di scavo tra le macerie.
Andrea e Chiara portano ancora sul corpo e nell’anima i segni dello scoppio.

Torquato Secci, impiegato alla Snia di Terni, venne allertato dalla telefonata di un amico del figlio Sergio, Ferruccio, che si trovava a Verona.
Sergio lo aveva informato che a causa del ritardo del treno sul quale viaggiava, proveniente dalla Toscana, aveva perso una coincidenza a Bologna e aveva dovuto aspettare il treno successivo.
Poi non ne aveva più saputo nulla.
Solo il giorno successivo, telefonando all’Ufficio assistenza del Comune di Bologna, Secci scoprì che suo figlio era ricoverato al reparto Rianimazione dell’ospedale Maggiore.

Nel 1981 Torquato Secci diventò presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage.

La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e per i loro parenti.

Alle 17,30, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò in elicottero all’aeroporto di Borgo Panigale e si precipitò all’ospedale Maggiore dove era stata allestita una delle tre camere mortuarie.
Per poche ore era circolata l’ipotesi che la strage fosse stata provocata dall’esplosione di una caldaia ma, quando il presidente arrivò a Bologna, era già stato trovato il cratere provocato da una bomba.
Incontrando i giornalisti Pertini non nascose lo sgomento: “Signori, non ho parole” disse,”siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”.

Solo 7 vittime ebbero il funerale di stato.

Il 17 agosto “l’Espresso” uscì con un numero speciale sulla strage.
In copertina un quadro a cui Guttuso ha dato lo stesso titolo che Francisco Goya aveva scelto per uno dei suoi 16 Capricci: “Il sonno della ragione genera mostri”.
Guttuso ha solo aggiunto una data: 2 agosto 1980.

Cominciò una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana.

Fonte: stragi.it

Pubblicato da naturalworld

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